Valeria Soave

Soli e accompagnati

In qualsiasi apprendimento, pur essendo fondamentale una parte solitaria, è necessaria una parte relazionale, interattiva, situazionale, sincrona, in simultaneità. A scuola e all’università, negli scacchi e nel judo, nella matematica e nella cucina, nel giardinaggio e nel bridge, nella musica e nelle lingue straniere, anche il più ferreo autodidatta arriva inevitabilmente a un momento in cui deve condividere o arricchire la propria conoscenza con qualcuno. 

Da un altro punto di vista, a molte persone piace il contesto dell’apprendimento in comune, con lezioni individuali o con lezioni di gruppo, o con entrambi, come nel caso di molti miei alunni. Se è vero che uno spazio di apprendimento può essere un’oasi di benessere, tranquillità e comunione, è anche vero che in certi casi può risultare scomodo, soprattutto quando entrano in gioco le montagne russe della soddisfazione e frustrazione, il premio e il castigo o il giudizio sulla prestazione: “hai fatto bene/hai fatto male/puoi fare di più”, che nel caso delle lezioni di gruppo, può portare anche alla paura di parlare, a non reggere il confronto o, in alcuni casi, alla competitività, che per molte persone è un grande motore di apprendimento, per molte altre un buon motivo per abbandonare con una scrollata di spalle: “non fa per me”.

Nelle lezioni individuali, sono dell’opinione che se un alunno ha una buona motivazione e abbandona perché crede di non farcela, la colpa sia dell’insegnante. Perché imparare una lingua è sempre possibile, in qualsiasi caso. Non esiste il ‘non sono portato’ ed esiste ancora meno il ‘sono troppo vecchio/a’, me lo confermano tutti i casi che ho avuto di persone adulte in età anche avanzata che, partendo da zero, ora arrivano a parlare in italiano fluido di giardinaggio o di o geopolitica.  

Nel caso delle lingue straniere, per quanto una persona impari da sola, con tutorial di youtube, esercizi di grammatica, metodo, costanza e disciplina, c’è inevitabilmente bisogno di un dialogo con qualcuno, perché di parlare e di ascoltare si tratta, fin da subito, in situazione. Il momento solitario di autoapprendimento o di self learning serve a rielaborare le informazioni raccolte nella simultaneità e anche ad andare oltre per conto proprio: le scoperte si potranno condividere, o riconfermare, con l’insegnante, con il partner del tandem o con il gruppo nella seguente sessione. 

Quando si studia una lingua straniera è utile che questo dialogo si produca fin dall’inizio, preferibilmente nell’ambiente protetto delle lezioni one-to-one, dove sono ammessi errori, si possono mescolare le lingue e si può sperimentare già da subito l’improvvisazione necessaria nella comunicazione faccia a faccia, senza paura.